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Bambini bilingue

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finicella77
view post Posted on 18/11/2009, 22:42




da GENITORI CRESCONO

COME FAVORIRE IL BILINGUISMO DEI BAMBINI



Il numero di immigrati nel Bel Paese aumenta, e lentamente anche il numero di matrimoni misti, una tendenza che è comune a molti paesi del mondo occidentale.
I bambini nati in famiglie in cui si parla una lingua differente da quella del paese in cui vivono, o i cui genitori hanno lingue diverse tra di loro, devono preoccuparsi di risolvere un puzzle del linguaggio più complesso e articolato rispetto ai loro coetanei monolingua. Io mi trovo ad affrontare questo problema personalmente, in quanto siamo una famiglia interamente italiana emigrata in Svezia. Per noi il bilinguismo non è una scelta, ma una necessità. E così il Vikingo sta imparando contemporaneamente italiano e svedese. Lui le chiama la lingua di casa e quella dell’asilo. Non vi nascondo che più ci informiamo sull’argomento più siamo felici di poter dare a nostro figlio questa opportunità.
Per noi ad ogni parola normalmente corrisponde un’immagine nel nostro cervello. Nel cervello di un bambino bilingue ci sono almeno due parole per ogni oggetto, situazione o azione. Ma è ancora più complesso di così. Imparare due lingue vuol dire far proprie due culture, perchè il linguaggio non può essere svincolato dal bagaglio culturale che si porta dietro. Chi si occupa di traduzioni, magari di testi letterari o poetici, sa bene che la stessa identica frase in due lingue diverse, può dar luogo a significati ed evocare emozioni o sensazioni molto distanti tra loro. Questo è tanto vero che molti bilingue spesso non riescono a tradurre una frase, in quanto in quella frase si racchiude un carico culturale che appartiene a due sfere differenti, che a volte è molto difficile mettere in relazione tra loro. Basti pensare al “tea” che per un inglese racchiude tutta una cultura e una tradizione inconfondibili, e che i giapponesi portano ad un livello di perfezione con un rito rigorosissimo, il “chakai”, mentre per la maggior parte degli italiani il tè è una insipida bevanda calda.

Ci sono molti studi sull’effetto del bilinguismo su bambini che vivono in paesi bilingue, e in Italia abbiamo esempi concreti in regioni quali la Valle D’Aosta o il Trentino Alto Adige. Ma è ben diverso quando il bilinguismo del bambino è generato in famiglia e lo mette nella posizione di essere “diverso” dagli altri in una società monolingue. Ci sono fasi della crescita in cui il bambino vive male questo suo essere diverso, e si rifiuta di parlare l’altra lingua a scuola o in presenza degli amichetti. Ma passate queste fasi, quasi tutti i bambini bilingue diventano orgogliosi della loro conoscenza, e la considerano un dono importante.

Ma quali sono i vantaggi del bilinguismo? Supponiamo che uno dei due genitori parli la stessa lingua del paese in cui si vive, e l’altro la conosce sufficientemente bene da poter lavorare e vivere utilizzandola, vale veramente la pena intraprendere il sentiero difficile del bilinguismo per i propri figli? Partendo dal presuppposto che queste sono scelte del tutto personali, ci sono molti vantaggi nel biliguismo. I vantaggi pratici sono evidenti a tutti, perchè la conoscenza di più lingue darà più possibilità di scelta nella vita, ma ci sono anche vantaggi più sottili, quali l’apertura mentale del bambino nell’accettazione del diverso. Persone biligue sono normalmente più aperte verso gli stranieri, e l’ho potuto constatare in prima persona vivendo all’estero da 9 anni.

Ho trovato un libro introduttivo sull’argomento che si intitola “Come favorire il bilinguismo nei bambini” di Elisabeth Deshays (edizioni red!), che dà alcuni spunti di riflessione utili e consigli pratici per i genitori che si trovano in questa situazione.
Tenterò di riassumere i punti che ritengo più importanti, rimandando alla lettura del libro per approfondire l’argomento.

Iniziare presto con entrambe le lingue è un passo molto importante per lo sviluppo corretto del linguaggio. A volte i genitori pensano di iniziare con una lingua e attendere un paio di anni prima di introdurre la seconda. Non è raro però che il bambino rifiuti la seconda lingua, in quanto quando finalmente si trova in una fase in cui riesce a comunicare, tutto gli viene improvvisamente confuso di nuovo. Inoltre potrebbe chiedersi il perchè non capisce più nulla di quello che gli dice sua madre, mentre fino a poco tempo prima la capiva benissimo.

Ogni persona ha la sua lingua. Adottare a volte una lingua a volte un’altra per parlare con nostro figlio, o peggio mischiarle all’interno della stessa frase non lo aiuta affatto. Il bambino ha bisogno di mantenere le lingue separate, ed è costretto ad impegnarsi in un esercizio continuo per dividerle a posteriori. Se la mamma parla cinese e il papà parla italiano al figlio andrà benissimo, anche se poi la mamma e il papà parlano tra di loro una delle due lingue o addirittura una terza lingua. Tra le conseguenze più comuni di non mantenere le lingue separate c’è la balbuzie, ritardi gravi nello sviluppo del linguaggio, e persino la possibilità che il bambino ad un certo punto si rifiuti di parlare, anche se non sono rari i bambini che se la cavano comunque.

Ritardo nel parlare. Il bambino bilingue normalmente inizia a parlare un pò più tardi rispetto ai suoi coetanei. Questa situazione può preoccupare molto i genitori, e anche qui parlo per esperienza personale. Bisogna fare lo sforzo di ricordarsi che il ritardo è solo provvisorio, e intorno all’età di quattro o cinque anni, il distacco dai loro coetanei sarà impercettibile.

Confusione tra le lingue. Un’altro problema temporaneo è quello della confusione tra le lingue, per cui il bambino utilizza parole delle due lingue nella stessa frase o inizia a creare delle parole date dall’unione delle due. Il Vikingo ad esempio dice litolo, che è l’unione di lite e piccolo. La confusione è più evidente all’inizio, quando il vocabolario è limitato, e i bambini attingono dall’una o dall’altra lingua indifferentemente per riempire i vuoti di conoscenza. Ma non sembra essere una confusione reale, quanto piuttosto uno stratagemma per riuscire a comunicare anche quando il linguaggio non è ancora molto sviluppato. Questa fase viene naturalmente superata man mano che le proprietà linguistiche di ciascuna lingua aumentano. La separazione tra i due sistemi linguistici avviene in media tra i 2 e 3 anni di età.

Una lingua principale. Per quanto ci si possa impegnare, bisogna ricordarsi che la lingua del paese in cui si vive diventerà necessariamente la lingua principale del bambino. A seconda della qualità e quantità di contatti del bambino con la lingua secondaria al di fuori della famiglia, questa sarà più o meno evoluta, e potrebbe essere quasi pari alla lingua principale. Nella maggior parte dei casi però non si riuscirà ad offrire quella varietà di stimoli linguistici che solo il vivere quotidianamente in un paese può offrirti. Effettuare frequenti viaggi nel paese della lingua secondaria, leggere libri, guardare film, aumentare il più possibile l’esposizione e la varietà, può aiutare a diminuire questa disparità.

In conclusione vale la pena ricordare che al di la del livello di conoscenza delle due (o più) lingue
raggiunto dal bambino, il dono più importante è l’impostazione mentale di apertura, accettazione e tolleranza, che è strettamente collegato con il bilinguismo. E questo è forse il dono più prezioso che possiamo fargli.
 
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