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http://www.pianetamamma.it/il-bambino/mala...iperattivi.htmlQuando si parla di iperattività o di ipercinesia infantile in psicopatologia non si fa semplicemente riferimento ad un aspetto di vivacità caratteriale, ma a un disturbo neurobiologico a carico della corteccia pre-frontale e dei nuclei della base, una serie di strutture sottocorticali coinvolte nel controllo del movimento.
La sindrome dell’ADHD, Attention Deficit/Hyperactivity Disorder, Disturbo dell’attenzione e dell’iperattività, è considerata un problema neuropsichiatrico che riguarda maggiormente soggetti maschi in età scolare. Nelle femmine il disturbo tende a manifestarsi maggiormente sotto l’aspetto di difficoltà attentive, mentre nei maschi assume più spesso le caratteristiche di comportamento dirompente con o senza le suddette difficoltà.
Prima di allarmarsi di fronte alla vivacità di un bambino, che va sempre misurata anche in rapporto alla tolleranza di chi si occupa di lui, è opportuno sollevare una riflessione a monte sul concetto di attenzione: è scorretto sostenere che questi bambini hanno una mancanza di attenzione, ma sarebbe più adeguato considerare il fatto che la loro attenzione è diretta altrove. Bisognerebbe pertanto cercare di comprendere il motivo sottostante questo tipo di fenomeno.
Se un bambino non riesce a concentrarsi su un compito non è detto che sia affetto da un disturbo neuropsichiatrico. Può per esempio dare importanza ad altri stimoli ambientali per lui rilevanti o sentirsi in uno stato emotivo che non gli consente di mantenere l’attenzione su un compito. Inoltre ad orientare la valutazione di un comportamento sono importanti una serie di fattori, come la durata specifica del comportamento in esame, la frequenza ed il numero di contesti entro i quali il fenomeno si manifesta. Ad esempio sarà molto diverso se il comportamento dirompente o la disattenzione di un bambino è presente solo a casa, ma non a scuola, o solo a scuola, ma non a casa, rispetto ad un comportamento che investe allo stesso modo tutti i contesti di riferimento.
Un altro aspetto è che in genere la diagnosi di questo tipo di disturbo viene emessa solo dopo i sette anni, poichè è in occasione dell’inserimento scolastico che i problemi comportamentali e relativi al cosiddetto deficit attentivo diventano più salienti, oltre ad essere più complesso lo sviluppo delle strutture cerebrali coinvolte in questo tipo di disturbo. In realtà è difficile che improvvisamente un bambino tranquillo diventi un bambino ipercinetico, a meno che non ci troviamo in presenza di una reazione acuta da stress, dovuta ad esempio ad un trauma. I bambini cosiddetti ipercinetici, cioè in presenza di una base neurobiologica del disturbo, manifestano segni di irrequietezza e di difficoltà di regolazione dell’arousal fin dai primi mesi di vita.
Sono cioè dei neonati e poi dei bambini che hanno delle caratteristiche temperamentali “difficili”, che possono presentare disturbi del sonno, della regolazione dell’appetito, che piangono facilmente. Diversamente, in assenza di situazioni che possano aver determinato un’improvvisa sregolazione di ritmi ed abilità acquisite certe manifestazioni comportamentali vanno esaminate all’interno degli specifici contesti entro i quali si manifestano. Ad esempio l’iperattività può essere una strategia che il bambino mette in atto per ricevere l’attenzione dei genitori, e può manifestarsi esclusivamente in loro presenza.
E’ quindi necessario avere un quadro completo della situazione prima di ricorrere alla medicalizzazione di situazioni che possono essere trattate anche senza il ricorso alla psicofarmacologia
Dott.ssa Isabella Ricci
Psicologa
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http://www.pianetamamma.it/il-bambino/la-s...l-infanzia.htmlUno dei quadri clinici più diffusi in infanzia è la sindrome di iperattività infantile, meglio nota come sindrome ipercinetica o disturbo dell’attenzione e dell’iperattività. Questo quadro clinico, molto più diffuso nei maschi che nelle femmine, sebbene il suo esordio sia collocabile intorno ai due-tre anni, manifesta la sua massima incidenza in età scolare.
Ciò si deve a due ordini di motivi: in primo luogo perché le difficoltà attentive hanno ripercussioni sulle capacità di apprendimento e l’iperattività dirompente, mista a comportamenti impulsivi e talvolta aggressivi, crea spesso problematiche relazionali con i coetanei. Un’altra evidenza che colloca l’incidenza del disturbo in questa fascia d’età è data dalle difficoltà di gestione di questi bambini da parte degli insegnanti.
Infatti nel caso della presenza di questo disturbo non si tratta di bambini vivaci, ma di soggetti quasi “motorizzati” che creano continuamente disturbo in classe al punto da rendere lo svolgimento delle attività scolastiche molto faticoso sia per sè stessi che per gli altri. Il disturbo in realtà non si manifesta solo a scuola, ma riguarda una varietà di contesti, incluso quello domestico. Si tratta sostanzialmente di bambini che manifestano l’iperattività quasi come un tratto caratteriale che li contraddistingue.
Inizialmente si credeva che l’origine di questo disturbo fosse organica: infatti si riteneva erroneamente che alla base vi fosse un difetto cerebrale. Oggi ciò è stato smentito, ma nell’eziopatologia rimane certa una forte predisposizione genetica in termini di un funzionamento cerebrale neurobiologico a carattere prevalentemente noradrenergico, un neurotrasmettitore a carattere attivatore ed una carenza dopaminergica, un neurotrasmettitore a carattere inibitorio. Quindi è come se nel cervello di questi bambini vi fosse una disregolazione delle influenze inibitorie dell’attività della corteccia frontale, che regola alcune funzioni coinvolte nel disturbo, come la motricità ed una bassa attivazione della corteccia pre-frontale, deputata alla pianificazione dell’azione, che spiegherebbe i sintomi di impulsività.
Sulla base di queste evidenze scientifiche la maggior parte di questi bambini sono seguiti dal neuropsichiatra e trattati farmacologicamente. Questo avviene perché il disturbo ipercinetico tende ad essere una sindrome che si protrae nel corso della vita e che rischia di stabilizzarsi, ponendo future problematiche di apprendimento sia perché è correlato positivamente con lo sviluppo di alcuni disturbi riconducibili al controllo degli impulsi e a problematiche connesse al rendimento scolastico e alla socializzazione. Avviene spesso infatti che questi bambini, che non rispettano le regole nel gioco e che ad esempio sono prepotenti o rompono i giocattoli degli altri siano conseguentemente mal visti come compagni di gioco e vengano isolati.
In realtà non tutti i tipi di trattamento prevedono la somministrazione di farmaci psicoattivi su individui in crescita ed in età così tenera. Infatti se è vero che le determinanti costituzionali sono state accertate in questo e in altri disturbi infantili è anche importante considerare il contesto all’interno del quale i sintomi si sviluppano. L’ambiente ha infatti la capacità di minimizzare o al contrario di esacerbare alcune caratteristiche presenti nel patrimonio genetico degli individui.
La spiegazione psicologica di questo disturbo, senza negare le evidenze neurobiologiche, lo riconduce ad una strategia sviluppata fin dalla prima infanzia per ricevere l’attenzione da parte di coloro che si occupano del bambino. Non è un caso che molto spesso questi bambini molto agitati abbiano, a partire dai tre o quattro anni di età, un’agenda degli impegni paragonabile a quella dei propri genitori. Sono bambini che spesso svolgono molte attività e trascorrono poco tempo in casa, perché i genitori sono al lavoro e non si possono occupare di loro.
Accade quindi che questa strategia appresa nel contesto familiare venga applicata anche agli altri contesti, rappresentando uno stile relazionale tipico per quel soggetto. E’ in ogni caso necessario che la scelta sul tipo di terapia di questi disordini comportamentali sia ben ponderata: infatti, così come è importante non correre il rischio di sottovalutare le conseguenze di comportamento stabilmente incontenibile e dirompente, allo stesso modo non bisogna sempre medicalizzare situazioni che possono essere attribuite ad una vivacità caratteriale molto più gestibile di ciò che sembra e ad una disattenzione, che in realtà non è assenza di attenzione, ma un essere orientati a qualcos’altro piuttosto che alle attività scolastiche, che cattura quell’attenzione di cui viene lamentata la mancanza
Isabella Ricci
http://www.ladislessia.org/index.php?optio...id=26&Itemid=40Sono definiti iperattivi quei bambini di intelligenza normale, che non stanno mai fermi, sono sempre agitati, non riescono a star seduti. Hanno difficoltà a stare attenti, presentano cioè un deficit di attenzione.
Ma che cosa distingue un bambino vivace o semplicemente svogliato da uno affetto da "Disturbo da Deficit di Attenzione ed Iperattività"? È difficile spiegarlo in poche parole, ma i seguenti sintomi, compresenti, possono essere dei campanelli di allarme:
- non presta mai attenzione ai particolari;
- ha difficoltà nel mantenere l'attenzione su compiti e giochi per un tempo adeguato all’età
- ha difficoltà ad organizzarsi nei compiti e nelle attività
- perde continuamente oggetti personali
- risponde prima che siano terminate le domande
- ha difficoltà ad attendere il proprio turno e interrompe continuamente chi parla
- presenta irrequietezza motoria delle mani, delle gambe e di tutto il corpo
- ha difficoltà a rimanere seduto quando necessario
- ha difficoltà nell'eseguire istruzioni che gli vengono fornite non per un atteggiamento oppositivo né per difficoltà di comprensione
- cambia frequentemente attività, lasciando spesso il lavoro incompleto
- ha difficoltà a giocare tranquillamente
- spesso non sembra ascoltare quello che gli viene detto
- spesso si dedica ad attività fisicamente pericolose non valutando le possibili conseguenze di certi comportamenti o giochi
Sintomi come quelli elencati e che perdurano nel tempo e che disturbano la vita sociale, scolastica e familiare del bambino, meritano di essere indagati attraverso una adeguata osservazione diagnostica, indispensabile a comprendere il problema e le cause che ne stanno alla base, per poter intraprendere percorsi terapeutici mirati, senza i quali i bambini potrebbero subire ripercussioni psicologiche non indifferenti.
Non dobbiamo dimenticare però una forma più subdola di questo disturbo: quella con disattenzione isolata. Si tratta di bambini non iperattivi o impulsivi ma che mostrano solo un importante deficit di attenzione, quindi buoni, calmi, ma sempre con la testa tra le nuvole. Per loro la diagnosi arriva spesso con anni di ritardo rispetto agli altri.
Un' attenzione particolare va offerta inoltre a quei bambini, che, pur non manifestando tutti i sintomi sopra elencati, presentano difficoltà più lievi, ma che, comunque, impediscono un apprendimento scolastico sereno e una vita sociale adeguata all’età.
In una eccessiva irrequietezza o in una difficoltà di attenzione può nascondersi un disagio psicologico, che merita di essere compreso, individuandone le cause e i percorsi di aiuto.