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bambini iperattivi

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nikka
view post Posted on 7/1/2010, 21:07




da http://www.pianetamamma.it/il-bambino/mala...iperattivi.html

Quando si parla di iperattività o di ipercinesia infantile in psicopatologia non si fa semplicemente riferimento ad un aspetto di vivacità caratteriale, ma a un disturbo neurobiologico a carico della corteccia pre-frontale e dei nuclei della base, una serie di strutture sottocorticali coinvolte nel controllo del movimento.
La sindrome dell’ADHD, Attention Deficit/Hyperactivity Disorder, Disturbo dell’attenzione e dell’iperattività, è considerata un problema neuropsichiatrico che riguarda maggiormente soggetti maschi in età scolare. Nelle femmine il disturbo tende a manifestarsi maggiormente sotto l’aspetto di difficoltà attentive, mentre nei maschi assume più spesso le caratteristiche di comportamento dirompente con o senza le suddette difficoltà.

Prima di allarmarsi di fronte alla vivacità di un bambino, che va sempre misurata anche in rapporto alla tolleranza di chi si occupa di lui, è opportuno sollevare una riflessione a monte sul concetto di attenzione: è scorretto sostenere che questi bambini hanno una mancanza di attenzione, ma sarebbe più adeguato considerare il fatto che la loro attenzione è diretta altrove. Bisognerebbe pertanto cercare di comprendere il motivo sottostante questo tipo di fenomeno.
Se un bambino non riesce a concentrarsi su un compito non è detto che sia affetto da un disturbo neuropsichiatrico. Può per esempio dare importanza ad altri stimoli ambientali per lui rilevanti o sentirsi in uno stato emotivo che non gli consente di mantenere l’attenzione su un compito. Inoltre ad orientare la valutazione di un comportamento sono importanti una serie di fattori, come la durata specifica del comportamento in esame, la frequenza ed il numero di contesti entro i quali il fenomeno si manifesta. Ad esempio sarà molto diverso se il comportamento dirompente o la disattenzione di un bambino è presente solo a casa, ma non a scuola, o solo a scuola, ma non a casa, rispetto ad un comportamento che investe allo stesso modo tutti i contesti di riferimento.

Un altro aspetto è che in genere la diagnosi di questo tipo di disturbo viene emessa solo dopo i sette anni, poichè è in occasione dell’inserimento scolastico che i problemi comportamentali e relativi al cosiddetto deficit attentivo diventano più salienti, oltre ad essere più complesso lo sviluppo delle strutture cerebrali coinvolte in questo tipo di disturbo. In realtà è difficile che improvvisamente un bambino tranquillo diventi un bambino ipercinetico, a meno che non ci troviamo in presenza di una reazione acuta da stress, dovuta ad esempio ad un trauma. I bambini cosiddetti ipercinetici, cioè in presenza di una base neurobiologica del disturbo, manifestano segni di irrequietezza e di difficoltà di regolazione dell’arousal fin dai primi mesi di vita.
Sono cioè dei neonati e poi dei bambini che hanno delle caratteristiche temperamentali “difficili”, che possono presentare disturbi del sonno, della regolazione dell’appetito, che piangono facilmente. Diversamente, in assenza di situazioni che possano aver determinato un’improvvisa sregolazione di ritmi ed abilità acquisite certe manifestazioni comportamentali vanno esaminate all’interno degli specifici contesti entro i quali si manifestano. Ad esempio l’iperattività può essere una strategia che il bambino mette in atto per ricevere l’attenzione dei genitori, e può manifestarsi esclusivamente in loro presenza.
E’ quindi necessario avere un quadro completo della situazione prima di ricorrere alla medicalizzazione di situazioni che possono essere trattate anche senza il ricorso alla psicofarmacologia

Dott.ssa Isabella Ricci
Psicologa

da http://www.pianetamamma.it/il-bambino/la-s...l-infanzia.html

Uno dei quadri clinici più diffusi in infanzia è la sindrome di iperattività infantile, meglio nota come sindrome ipercinetica o disturbo dell’attenzione e dell’iperattività. Questo quadro clinico, molto più diffuso nei maschi che nelle femmine, sebbene il suo esordio sia collocabile intorno ai due-tre anni, manifesta la sua massima incidenza in età scolare.
Ciò si deve a due ordini di motivi: in primo luogo perché le difficoltà attentive hanno ripercussioni sulle capacità di apprendimento e l’iperattività dirompente, mista a comportamenti impulsivi e talvolta aggressivi, crea spesso problematiche relazionali con i coetanei. Un’altra evidenza che colloca l’incidenza del disturbo in questa fascia d’età è data dalle difficoltà di gestione di questi bambini da parte degli insegnanti.

Infatti nel caso della presenza di questo disturbo non si tratta di bambini vivaci, ma di soggetti quasi “motorizzati” che creano continuamente disturbo in classe al punto da rendere lo svolgimento delle attività scolastiche molto faticoso sia per sè stessi che per gli altri. Il disturbo in realtà non si manifesta solo a scuola, ma riguarda una varietà di contesti, incluso quello domestico. Si tratta sostanzialmente di bambini che manifestano l’iperattività quasi come un tratto caratteriale che li contraddistingue.

Inizialmente si credeva che l’origine di questo disturbo fosse organica: infatti si riteneva erroneamente che alla base vi fosse un difetto cerebrale. Oggi ciò è stato smentito, ma nell’eziopatologia rimane certa una forte predisposizione genetica in termini di un funzionamento cerebrale neurobiologico a carattere prevalentemente noradrenergico, un neurotrasmettitore a carattere attivatore ed una carenza dopaminergica, un neurotrasmettitore a carattere inibitorio. Quindi è come se nel cervello di questi bambini vi fosse una disregolazione delle influenze inibitorie dell’attività della corteccia frontale, che regola alcune funzioni coinvolte nel disturbo, come la motricità ed una bassa attivazione della corteccia pre-frontale, deputata alla pianificazione dell’azione, che spiegherebbe i sintomi di impulsività.

Sulla base di queste evidenze scientifiche la maggior parte di questi bambini sono seguiti dal neuropsichiatra e trattati farmacologicamente. Questo avviene perché il disturbo ipercinetico tende ad essere una sindrome che si protrae nel corso della vita e che rischia di stabilizzarsi, ponendo future problematiche di apprendimento sia perché è correlato positivamente con lo sviluppo di alcuni disturbi riconducibili al controllo degli impulsi e a problematiche connesse al rendimento scolastico e alla socializzazione. Avviene spesso infatti che questi bambini, che non rispettano le regole nel gioco e che ad esempio sono prepotenti o rompono i giocattoli degli altri siano conseguentemente mal visti come compagni di gioco e vengano isolati.
In realtà non tutti i tipi di trattamento prevedono la somministrazione di farmaci psicoattivi su individui in crescita ed in età così tenera. Infatti se è vero che le determinanti costituzionali sono state accertate in questo e in altri disturbi infantili è anche importante considerare il contesto all’interno del quale i sintomi si sviluppano. L’ambiente ha infatti la capacità di minimizzare o al contrario di esacerbare alcune caratteristiche presenti nel patrimonio genetico degli individui.
La spiegazione psicologica di questo disturbo, senza negare le evidenze neurobiologiche, lo riconduce ad una strategia sviluppata fin dalla prima infanzia per ricevere l’attenzione da parte di coloro che si occupano del bambino. Non è un caso che molto spesso questi bambini molto agitati abbiano, a partire dai tre o quattro anni di età, un’agenda degli impegni paragonabile a quella dei propri genitori. Sono bambini che spesso svolgono molte attività e trascorrono poco tempo in casa, perché i genitori sono al lavoro e non si possono occupare di loro.
Accade quindi che questa strategia appresa nel contesto familiare venga applicata anche agli altri contesti, rappresentando uno stile relazionale tipico per quel soggetto. E’ in ogni caso necessario che la scelta sul tipo di terapia di questi disordini comportamentali sia ben ponderata: infatti, così come è importante non correre il rischio di sottovalutare le conseguenze di comportamento stabilmente incontenibile e dirompente, allo stesso modo non bisogna sempre medicalizzare situazioni che possono essere attribuite ad una vivacità caratteriale molto più gestibile di ciò che sembra e ad una disattenzione, che in realtà non è assenza di attenzione, ma un essere orientati a qualcos’altro piuttosto che alle attività scolastiche, che cattura quell’attenzione di cui viene lamentata la mancanza

Isabella Ricci

http://www.ladislessia.org/index.php?optio...id=26&Itemid=40

Sono definiti iperattivi quei bambini di intelligenza normale, che non stanno mai fermi, sono sempre agitati, non riescono a star seduti. Hanno difficoltà a stare attenti, presentano cioè un deficit di attenzione.
Ma che cosa distingue un bambino vivace o semplicemente svogliato da uno affetto da "Disturbo da Deficit di Attenzione ed Iperattività"? È difficile spiegarlo in poche parole, ma i seguenti sintomi, compresenti, possono essere dei campanelli di allarme:

- non presta mai attenzione ai particolari;
- ha difficoltà nel mantenere l'attenzione su compiti e giochi per un tempo adeguato all’età
- ha difficoltà ad organizzarsi nei compiti e nelle attività
- perde continuamente oggetti personali
- risponde prima che siano terminate le domande
- ha difficoltà ad attendere il proprio turno e interrompe continuamente chi parla
- presenta irrequietezza motoria delle mani, delle gambe e di tutto il corpo
- ha difficoltà a rimanere seduto quando necessario
- ha difficoltà nell'eseguire istruzioni che gli vengono fornite non per un atteggiamento oppositivo né per difficoltà di comprensione
- cambia frequentemente attività, lasciando spesso il lavoro incompleto
- ha difficoltà a giocare tranquillamente
- spesso non sembra ascoltare quello che gli viene detto
- spesso si dedica ad attività fisicamente pericolose non valutando le possibili conseguenze di certi comportamenti o giochi

Sintomi come quelli elencati e che perdurano nel tempo e che disturbano la vita sociale, scolastica e familiare del bambino, meritano di essere indagati attraverso una adeguata osservazione diagnostica, indispensabile a comprendere il problema e le cause che ne stanno alla base, per poter intraprendere percorsi terapeutici mirati, senza i quali i bambini potrebbero subire ripercussioni psicologiche non indifferenti.

Non dobbiamo dimenticare però una forma più subdola di questo disturbo: quella con disattenzione isolata. Si tratta di bambini non iperattivi o impulsivi ma che mostrano solo un importante deficit di attenzione, quindi buoni, calmi, ma sempre con la testa tra le nuvole. Per loro la diagnosi arriva spesso con anni di ritardo rispetto agli altri.

Un' attenzione particolare va offerta inoltre a quei bambini, che, pur non manifestando tutti i sintomi sopra elencati, presentano difficoltà più lievi, ma che, comunque, impediscono un apprendimento scolastico sereno e una vita sociale adeguata all’età.

In una eccessiva irrequietezza o in una difficoltà di attenzione può nascondersi un disagio psicologico, che merita di essere compreso, individuandone le cause e i percorsi di aiuto.
 
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@theprincess
view post Posted on 8/1/2010, 11:15




Sto leggendo in questi giorni un libro che parla di bambini definiti "indaco" o "cristallo"... dove sia i primi che i secondi vengono catalogati come bambini autistici o con il deficit dell'attenzione... ne parlano come se fossero bambini dalle potenzialità maggiori rispetto alla norma, come se fossimo noi ad avere dei problemi e che quindi va bene se non ascoltano, se vivono in un mondo tutto a sè e che i genitori dovrebbero lasciarli stare per non interferire col loro sviluppo... vengono anche definiti come "angeli umani".
Sono daccordo con il NON usare metodi farmaceutici come il ritanil o robe simili... ma pensa che questo libro sia un attimo fuorviante.
Psicologicamente dà sì forza ai genitori che imparano ad accettare meglio la parola autismo o bambino iperattivo facendogli credere che sia una sorte di potere paranormale dettato da non so quale forma divina.... ma lascia da parte la realtà e mira a ledere o bloccare qualsiasi tipo di intervento psicopedagogico....

il libro è :"l'avventura indaco.cristallo" di Celia Fenn
 
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nikka
view post Posted on 9/1/2010, 21:21




Io mi sono letta alcuni libri di Torey L. Hayden che nella sua vita ha fatto anche l'insegnante di bambini definiti "difficili" (le sue storie sono spesso storie vere) e sembra proprio che questi possano fare una vita normale diventando anche persone di successo, certo che bisogna avere insegnanti ben preparati che sanno come "lavorare" su questi bambini traendone il massimo.
 
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@theprincess
view post Posted on 10/1/2010, 11:49




eastto... sono bambini particolari che ci richiedono un po' più d'attenzioni. ottimizzare le loro qualità, trarre il meglio di loro è il migliore dei successi per qualsiasi educatore o genitore... è realtà!!!
Non sono sicuramente oggetto di studi di nessuna branca paranormale!!!!
 
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gemellini
view post Posted on 14/1/2010, 17:13




Ragazze, avete toccato un argomento che mi riguarda direttamente. Ormai è di dominio pubblico che la mia piccola è affetta da "Disturbo Generalizzato dello Sviluppo o che dir si voglia Disturbo Pervasivo dello Sviluppo o ancora Autismo.

Ultimamente la mia assenza dal forum è dovuta proprio a questo in quanto da ottobre sono entrata in contatto con u gruppo di persone che ci sta aiutando a trovare la strada giusta per la riabilitazione del nostro Angelo.

Se avete domande, sono a vostra disposizione senza proble e sarò felice di spiegare ovviamente secondo le mie modeste conoscenze e capacità di cosa stiamo parlando.

Oggi grazie agli studi e alle ricerche fatte, si stanno trovando tante linee da seguire al fine di garantire ad un bambino affetto da questa sindrome un futuro più che dignitoso.

Sono bimbi speciali, con un'altissima sensibilità, che non sono in grado di controllare le proprie emozioni ma che allo stesso tempo ne sanno dare tantissime, specialemente i piccoli progressi, per noi gentori di questi bimbi, sono una conquista che nessuno può immaginare.

Oggi stiamo puntanto ad insegnare al nostro angelo tutto ciò che a causa di questa COSA, purtroppo non è in grado di imparare in autonomia o come farebbe un bimbo normodotato.

Il problema sta proprio li, mentre un bimbo "normale" alcune abilità le ha innate e seguono uno svilippo regolare secondo la crescita del bambino stesso, oppure le apprende man mano lungo la vita, i nostri angeli hanno bisogno che gli venga indicata la strada e che gli venga insegnato tutto ciò che altrimenti non sarebbero in grado di scoprire da soli.

Spero di essere stata chiara, ci sarebbero una miriade di cose da dire ma rimandiamo
Un abbraccio e grazie per questo Post
 
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nikka
view post Posted on 29/1/2010, 05:39




Conoscevo, anzi in parte conosco, una mamma ed un papà speciali di una bimba adottata con la sindrome da autismo. Hanno persino fondato un'associazione!!! Ora purtroppo il papà non c'è più, ha dovuto lasciare la sua piccola, che a dire il vero tanto piccola non è, stà diventando una giovane donna straordinaria, grazie anche a due genitori straordinari!!! vedrai che anche il tuo angelo un giorno sarà così!
 
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gemellini
view post Posted on 29/1/2010, 13:31




CITAZIONE (nikka @ 29/1/2010, 05:39)
Conoscevo, anzi in parte conosco, una mamma ed un papà speciali di una bimba adottata con la sindrome da autismo. Hanno persino fondato un'associazione!!! Ora purtroppo il papà non c'è più, ha dovuto lasciare la sua piccola, che a dire il vero tanto piccola non è, stà diventando una giovane donna straordinaria, grazie anche a due genitori straordinari!!! vedrai che anche il tuo angelo un giorno sarà così!

Grazie.... :/kiss/:
 
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rosaria133
view post Posted on 30/1/2010, 22:51




siete fantastici e questo vi aiuterà, e poi ci sono sempre cara.
Quindi anche se il percorso è irto siete ben accompagnati!
 
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7 replies since 7/1/2010, 21:07   1121 views
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