Nido Qui Quo Qua

Responsabilità di una madre

« Older   Newer »
  Share  
@theprincess
icon1  view post Posted on 22/8/2007, 08:10




La Responsabilità della Madre per lo Sviluppo del Bambino

di: Enza Palombo


Il bambino nasce con un cervello e delle capacità che sono state predeterminate in misura considerevole dai nostri geni, ma la natura dell’ambiente in cui cresce produce un impatto profondo e a lunga durata.
L’esperienza, infatti, esercita effetti importanti sulla crescita dei processi neuronali e sulla formazione delle sinapsi nel cervello, soprattutto nelle prime fasi di sviluppo.
La corteccia, questa delicatissima e raffinatissima struttura cerebrale, esce praticamente “vergine” dall’ambiente intrauterino: il “programma” genetico è quasi completato e saranno, da questo momento in poi, le esperienze e le stimolazioni ambientali, attraverso gli organi di senso e le energie ad essi correlate, a creare i primi “programmi” cognitivi su cui poserà tutta la struttura portante della personalità in divenire dell’individuo. Nei primi anni di vita il cervello cresce enormemente in volume; dalla nascita ai dieci anni il suo peso aumenta di sei o sette volte: durante le varie fasi tutto può influenzare e orientare il suo sviluppo. Il bambino acquisisce delle capacità percettive, cognitive e motorie, esplorando l’ambiente sotto la guida di adulti in grado di cogliere i suoi bisogni evolutivi man mano che essi si manifestano. L’educazione dovrebbe favorire tale processo fisiologico stimolando lo sviluppo delle potenzialità di ogni individuo. Spesso, però, l’individuo subisce condizionamenti dall’ambiente familiare e sociale che vanno a limitare lo sviluppo della sua personalità.
Quanti genitori sono consapevoli della responsabilità educativa e del valore degli stimoli da fornire al bambino?
Possiamo affermare che l’educazione inizia già nella vita intrauterina ed è di fondamentale importanza in questa fase l’interazione madre- bambino. Durante tutta la gravidanza è importante modulare i propri stati emozionali affinché lo sviluppo del bambino avvenga nel modo più armonico possibile.
La madre che vive stati di stress elevati con sofferenza protratta nel tempo può indurre nel futuro neonato uno stato di squilibrio energetico, inibendo le possibilità di problem solving creativo e positivo, minando di conseguenza la sua autostima e la fiducia in sé stesso. Sarà importante quindi, per la madre, trovare sempre soluzioni positive e creative ai problemi che l’affliggono, affinché l’esperienza negativa vissuta si trasformi sia per la madre che per il bambino in un processo utile alla crescita di entrambi.


L’INTERAZIONE MADRE/BAMBINO: LINEE EDUCATIVE
Durante i primi mesi ed anni, il cervello subisce importanti modificazioni particolarmente notevoli nella corteccia cerebrale. Le aree specifiche della corteccia sono specializzate a svolgere importanti funzioni sensoriali e motorie, mentre il resto della corteccia è disponibile per elaborare ed integrare una vasta gamma di informazioni. Tale processo permane durante tutto l’arco di vita dell’individuo in virtù della plasticità dei nostri neuroni. Purtroppo sono proprio gli stimoli che stabiliscono sia la qualità che la quantità delle connessioni tra le cellule nervose.
In questo periodo la stimolazione sensoriale da parte della madre dovrebbe essere intensa e dinamica affinché tutte le aree cerebrali si sviluppino ampiamente ed in modo integrato. Il neonato percepisce l’ambiente emozionale che lo circonda attraverso i gesti, il sorriso e gli sguardi di chi si occupa di lui. In virtù di questa specializzazione il bambino comunica principalmente attraverso le emozioni, percepisce particolarmente gli stati d’animo positivi e negativi di chi lo accudisce. Fino ai tre anni il canale preferenziale di comunicazione è prevalentemente quello del linguaggio emozionale, quindi la comunicazione non verbale. Da un punto di vista neuropsicofisiologico infatti, è presente fino a questa età la dominanza dell’emisfero destro del cervello, specializzato per l’analisi visuo-spaziale, per l’espressione e comprensione del linguaggio emozionale. Nell’interagire con il bambino, la madre dovrebbe utilizzare tutte le risorse a sua disposizione tra le quali: la modulazione della voce, l’espressione del volto e del movimento che dovrebbero essere il più possibile armonici ed integrati ai suoi bisogni.
Il bambino è in grado di ricevere i messaggi della madre attraverso tutti i suoi sensi: il tatto, la vista, il timbro e il tono della voce, i gesti e le espressioni.
In questo periodo, infatti è molto più importante la modulazione, la prosodia, piuttosto che le parole. Tale processo produce un feedback stimolativo.
La deprivazione di esperienze sensoriali fondamentali come la stimolazione uditiva, visiva, tattile, impedisce lo sviluppo neuronale limitando il trasferimento dell’informazione nelle aree deputate a svolgere tali funzioni.
Bowlby (19869-1980) e Ainsworth (1989) pensano che nella prima infanzia il bambino sviluppi un “modello operativo” interiore, cioè una rappresentazione cognitiva della sua prima relazione di attaccamento, il quale influenza poi tutte le relazioni che stabilirà nel corso della vita.
L´affetto, l´attaccamento, l´amore, sono il risultato di una costruzione mentale progressiva dovuta alle informazioni. Per informazione si intende ogni azione compiuta sul bambino, ogni gesto, ogni parola, ogni stato interno del genitore che il bambino avverte anche se non viene espresso apertamente.
Ogni gesto, sguardo, espressione verbale e non verbale comunica lo stato di benessere o malessere del bambino e avverte se ciò che egli sta vivendo in un dato momento favorisce ed armonizza la sua crescita o gli crea sofferenza, disagio, chiusura. ( Trimarchi M. C.I.S. n. 42- 2003)
Ad es: il pianto del bambino non dovrebbe essere mai trascurato o valutato come “capriccio”. Il bambino quando piange soffre, sta alla madre capire il motivo del pianto, identificare le cause che creano disturbo e riportare in equilibrio la situazione.
Qualora il pianto derivi da una richiesta che la madre non ritiene utile soddisfare perché ritenuta nociva alla sua crescita, (ad es. la richiesta di un gioco ritenuto dannoso) la sua creatività dovrebbe essere quella di spostare l’attenzione del bambino su attività che lo coinvolgano emozionalmente al fine di archiviare momentaneamente il problema per poi riprenderlo successivamente.
Per fare questo occorre far percepire al bambino che stiamo rispettando la sua dignità. Tutte le informazioni chiuse che tendono a negativizzare la sua realtà attraverso espressioni quali: “NO E BASTA”, “STAI ZITTO”, “NON SI FA”, etc.. produrranno comportamenti difensivi che limiteranno l’espressione delle sue potenzialità conoscitive e creative. Ogni azione compiuta sul bambino andrebbe proposta spiegandone la finalità. Occorre stimolarlo a decidere ciò che è valido e giusto pensare, piuttosto che procedere in base a ciò che gli viene in mente spontaneamente. Poniamolo di fronte a nuove scelte che devono essere da lui progettate, realizzate e condivise. Valorizzandolo e rendendolo protagonista di scelte utili, valide, giuste e da lui riconosciute tali, il bambino diventa soggetto delle proprie esperienze e non oggetto di automatismi.
Inviando stimoli positivi e utilizzando il gioco come strumento veicolante, il bambino si sente gratificato ed apre i canali di comunicazione.
L’informazione che disconferma la realtà del bambino lo blocca attivando i meccanismi di difesa; tra questi c’è la paura, una difesa generata da un evento negativo scatenante, che minaccia il suo equilibrio. Purtroppo molte delle informazioni che il bambino riceve sono caotiche, conflittuali, disturbanti e limitano il funzionamento armonico dell’attività cerebrale. Sono condizionanti tutte quelle informazioni che vengono memorizzate, molto spesso inconsapevolmente, in modo passivo e acritico, che vengono subite senza potersi difendere, ovvero senza poterle identificare, comprendere, valutare, ed eventualmente rifiutare.
Molto spesso i genitori pensano che i segni di disagio del bambino sono transitori e quindi con il tempo passeranno! La capacità di osservare ed individuare i sintomi che producono malessere quali: preoccupazioni, ansie, chiusure, disturbi alimentari, disturbi del sonno, della comunicazione etc. permette ai genitori ed agli educatori di intervenire precocemente utilizzando le informazioni come strumento principe per riportare in equilibrio tutto il sistema prima che sia troppo tardi.
 
Top
Dasi8088
view post Posted on 22/8/2007, 13:09




Grazie Princess...
Posti sempre degli articoli interessantissimi!
 
Top
nikka
view post Posted on 22/8/2007, 14:50




Molto interessante!!! Grazie!
Parlo dal punto di vista di un genitore che di professione non fà l'insegnante e dico che purtroppo, troppo spesso, si vedono dei genitori talmente presi dai propri eventi quotidiani e dalle proprie necessità che non colgono i messaggi di disagio del bambino o danno input sbagliati solo perchè sono sbrigativi e comodi e c'è sempre più la pretesa che sia la scuola ad educare il bambino e non la famiglia, ma quando i bambini arrivano a scuola e non hanno le basi costruite in famiglia, l'educare diventa per gli insegnanti un compito impossibile, perchè non c'è il proseguimento educativo naturale famiglia-scuola e scuola-famiglia....spero di essermi espressa bene e di non avere offeso qualcuno!
 
Top
@theprincess
view post Posted on 22/8/2007, 15:05




hai ragione nikka assolutamente.
la prima società del bambini è l'ambiente familiare seguita dalla scuola...in tutto questo deve esserci una linea di coerenza quando non c'è nasce la dispersione scolastica e i miliardi di disagi infantili.
 
Top
Sherry76
view post Posted on 23/8/2007, 05:55




quoto nikka e princess!!!
 
Top
nikka
view post Posted on 23/8/2007, 21:33




Si, ma princess quello che volevo dire è che la linea parte dalla famiglia, arriva alla scuola e dalla scuola ritorna alla famiglia a formare un cerchio. Se uno di questi due passaggi non c'è, manca, allora va a rotoli tutta la questione educativa e l'educazione, l'applicazione delle regole, il rispetto non si consolidano in un ambiente limitato, figuriamoci poi quando poniamo il bambino i un ambiente diverso (la società) chemanda messaggi contrastanti ed ambigui questo come può comportarsi!

....avevo scritto molte altre cose, ma le ho perse nei meandri della rete, sigh, ma meglio così, non voglio tediarvi col mio trattato!

:/ciao/:
 
Top
@theprincess
view post Posted on 23/8/2007, 21:45




ma che dici nicoletta???non ci annoi affatto!!! scherzi?
sono daccordo con te comunque.
 
Top
7 replies since 22/8/2007, 08:10   153 views
  Share